lunedì 6 aprile 2020

Sup. Socio/Sanitario 2019/2020

Giornata Mondiale sull'Autismo

Lo scorso 2 Aprile, in occasione della Giornata Mondiale sull'Autismo, i ragazzi del Nostro Indirizzo per i Servizi Socio Sanitari hanno visionato il programma dal titolo "Come ti chiami? Sette storie sull'Autismo" di Francesca Pinto, trasmesso sulle reti RAI, ed, al termine di questo, ognuno di loro ha voluto sintetizzare, attraverso una breve frase, un pensiero, un immagine, quanto rimasto più impresso o quanto ritenuto più significativo:

“Autismo non significa chiusura, ma bisogno di essere aperto da te".
2ASS Maria Benati

“La scuola è uno strumento fondamentale per gli autistici: per loro il fatto di sentirsi inclusi in un ambiente cosiddetto di normodotati è una cosa positiva”.
3ASS Margherita Lupelli

"Nel silenzio di mille parole sono presenti molti discorsi se non ci isoliamo dagli altri e se impariamo ad amarli".
"L'autismo non è isolarsi dagli altri ma è un modo per amare e stargli vicino".
2ASS Alessandra Moroni

"La scuola è: istruzione, divertimento, gioco, studio e, soprattutto, per tutti"
3ASS Isabella Conciarelli

“Conoscere l’autismo significa opportunità”
2ASS Benedetta Pasqualoni

Essere diversi non è una cosa cattiva ma vuol dire semplicemente essere sé stessi.
Cardinelli

Parliamo in silenzio.
Reitano - Brunetti - Likafi

Il mondo dell’autismo è un qualcosa di immenso e sconosciuto, ma dal momento in cui incontri un bambino che ne soffre, devi imparare a capirlo ed ascoltarlo con il cuore e vedere il suo mondo attraverso i suoi occhi.
Cavallucci Sofia 1AS

“Trova la chiave per entrare nel mio mondo”
2ASS Margherita Baragli

"L'autismo non si cura, si capisce"
Tadili Intissar 2AS

“Il documentario di Francesca Pinto parla di sette ragazzi di 10 ai 16 anni che hanno problemi di autismo. Generalmente l’autismo è un grave disturbo che nei soggetti che sono portatori, pregiudica la capacità di interazione e comunicazione sociale, induce comportamenti ripetitivi e limita drasticamente il campo degli interessi. Ad esempio, uno di questi sette bambini è Edoardo che purtroppo non parla e soffre della sindrome di spettro autistico. A scuola però ha due lavori da svolgere di cui uno è la musica che lo rilassa e l’agenda invece fa si che Edoardo capisca cosa deve fare durante l’arco della giornata. Nel caso di Sara invece riesce a parlare ma diciamo che vive in un mondo tutto suo, si esprime male perché non riesce ad allacciare tutte le parole…ci sono mancanze nella gestualità, la mimica, l’intelligenza può essere sopra ogni livello o altre volte è molto scarsa. In America nascono con questo problema 1 su 68 mentre in Italia ci sono ci sono casi di 1 su 1000”.
2ASS Vittoria Belli

Le persone autistiche sono come noi, se non meglio. Sono persone solari, divertenti che rispondono agli insulti con il sorriso; loro sognano e non si abbattono davanti a nulla.
Non sono persone perfette ma sono persone umane, che non giudicano e non puntano il dito. La nostra generazione tende a giudicare senza conoscere e tutti noi dovremmo imparare da persone come loro, pronte ad ascoltarci e riempirci il cuore con il loro affetto.
Bisogna imparare ad accettare i piccoli gesti  anche i più umili, bisogna prestare aiuto a persone con difficoltà anche se veniamo prese in giro perché aiutare un ragazzo  autistico ci fa salire l’autostima ci rendiamo conto che serviamo a qualcuno di speciale, che in questo mondo possiamo fare qualcosa. Aiutare un ragazzo autistico anche ad allacciarsi la scarpa, preparargli lo zaino all’uscita, aiutarlo con le lezioni… è bellissimo e ci fa stare bene con noi stessi.
Ci sono diverse forme di autismo generalmente si manifestano nei primi anni di vita ma alcuni arrivano ad avere una forma di autismo in età adulta. Si capisce se una persona è autistica dai suoi comportamenti: difficoltà a parlare, camminare, socializzare e prestare attenzione.
Tadili - Stafa - Polverini

Il quinto bambino si chiama RICCARDO: La parola autismo nel caso di Riccardo non è emersa subito, Riccardo non rispondeva, non si girava, era iperattivo, non parlava e la mamma non sapeva come gestirlo.
Riccardo non stava mai fermo, usava toni di voce molto alti e soprattutto non riusciva mai a stare seduto.
Si integrò subito bene con la terapia attraverso un libro. 
Il sesto si chiama GIUSEPPE: ragazzo molto tranquillo, dolce che adora coccole e baci infatti riempie i suoi compagni di abbracci e bacini.

Jodie Tabone & Denise De Santis